L’atto chirurgico rappresenta pur sempre una violazione dell’organismo per correggere una situazione patologica. Nell’ottica di un approccio “biologico” al paziente risulta quindi fondamentale identificare delle linee guida che possano condurre ad una chirurgia il più possibile rispettosa.

“Primum non nocere”: quindi, innanzitutto, porre le giusta indicazione per ogni intervento.

Per raggiungere questo obiettivo occorre raccogliere una anamnesi accurata e appropiata seguita poi da un completo esame obiettivo, integrato dai vari metodi di diagnosi strumentale. A questo proposito va sottolineato come troppo spesso si sottopongano il paziente ad esami radiografici che un esame obiettivo e semeiologico avrebbero potuto evitare.

L’indagine radiografica è vitale in odontoiaria e le radiografie vanno fatte ma vanno prese tutte le precauzioni possibili: fascio collimato con l’uso di centratori, protezioni per il paziente (in particolare occhi, tiroide, gonadi), utilizzo dei vari sistemi di assunzione digitalizzata dell’immagine che consentono l’utilizzo di dosi molto basse. L’utilizzo del centratore è raccomandato oltre che per poter ridurre la dose, per rendere maggiormente probabile l’esecuzione di indagini diagnostiche ed evitare ripetizioni inutili o sproiezioni e artefatti che possono compromettere la diagnosi. Questa deve poi essere posta seguendo rigorose linee guida e tenedo presenti tutte le possibili alternative terapeutiche.

Fattore fondamentale resta sempre porre un piano di trattamento adeguato, cioè conoscere l’indicazione le controidicazioni, i limiti e le possibilità dell’intervento che stiamo mettendo in atto.

Sono quindi imprescindibili nozioni di tecnica chirurgica e una approfondita (approfondita!) conocenza della anatomia del cavo orale. Posizione dei denti nei processi alveolari, loro rapporti con strutture nobili (nervi) o potenzialmente pericolose (seno mascellare, fosse nasali, arterie), anatomia radicolare, inserzione e azione dei muscoli.

Inoltre bisogna essere “aggiornati” su potenzialità di ogni singola procedura e conoscere le percentuali di successo anche delle novità continuamente presenti in chirurgia orale: bisogna quindi fare riferimento a quello che dice la letteratura scientifica nella pratica quotidiana.

Per quello che riguarda la tecnica chirurgica fondamentale l’uso di strumentario appropiato, sterile per
eliminare il rischio di contaminazioni crociate.

Chi si avvicina alla chirurgia deve saper trattare ma soprattutto prevenire le complicanze immediate o tardive.

Anche nel trattamento delle complicanze si può operare in modo biorispettoso o no: per esempio nel trattamento dell’alveolite post estrattiva dalla revisione della letteratura scientifica non emerge alcuna indicazione all’uso dell’antibiotico per os.

Altra cosiderazione fondamentale è il fatto che ci troviamo ad operare in campo contaminato e questo ci deve fare cercare di abbassare al massimo la carica batterica con sedute di igiene preoperatorie insieme all’uso di disinfettanti del cavo orale.

Infine occorre tener presente le nuove tecnologie come il laser. Questo può essere un complemento alle terapie chirurgicahe e parodontali tradizionali in quanto possiedie tra le altre cose la capacità di abbasare moltissimo la carica batterica nelle tasche parodontali anche in presenza di fattori acuti come gli ascessi parodontali.

L’utilizzo dei farmaci deve poi essere molto occulato, calcolato bene e mirato: l’uso dell’antibiotico, per esempio non deve essere indiscriminato ma ponderato bene. Quando l’indicazione chiara esiste, deve essere anche scelto il tipo più indicato di antibiotico, in base al paziente ed al tipo di intervento. Così come precisa ed individualizzata deve essere la sooministrazione di antidolorifici-antinfiammatori. Bisogna essere in grado di utilizzare farmaci omeopatici e delle così dette medicine dolci che si rivelano estremamente efficaci se somministrati al momento e nel modo giusti.

A questo proposito può essere di grande aiuto la kinesiologia in grado, dopo una certa curva di apprendimento, di dare una riprova sicura e oltretutto veloce sull’efficacia e la tolleranza di una terapia farmacologica.