La rimozione delle otturazioni in amalgama

Data la delicatezza e pericolosità dell’intervento di rimozione degli amalgami dentari è stato approntato un rigido protocollo basato sui seguenti punti:

1 – RIMOZIONE SEQUENZIALE

Si effettua la ricerca del dente (e del quadrante) più reattivo tramite il rillevamento di correnti elettrogalvaniche e delle singole cariche elettriche (Huggins consiglia la rimozione dal dente a carica elettrica negativa più alta a seguire in successione verso quello con più bassa carica e poi dal dente a carica positiva più alta fino all’ultimo a carica più bassa). Tale ricerca può essere validamente supportata anche tramite i test di Kinesiologia Applicata o i metodi di indagine frequenziale e di biorisonanza

2 – INDICAZIONI DIETETICHE

Eliminare il pesce (maggiore fonte di metilmercurio), la caffeina, i carboidrati raffinati; incrementare il consumo di frutta e verdura fresche e fibre in genere (per diminuire il tempo di trasporto intestinale), carbone attivato (che assorbe le tossine nel tratto intestinale): tutto ciò riduce il riassorbimento dei metalli tossici nell’intestino. Bere molto: 2-4 litri al giorno di acqua “viva” con bassi ph e residuo fisso. Consigliati gli alimenti biologici (pesticidi e diserbanti contengono metalli pesanti). Seguire comunque una alimentazione “alcalinizzante”, così da ridurre l’acidosi tissutale che è alla base dei fenomeni ossidativi e di formazione di radicali liberi

3 – RACCOMANDAZIONI IGIENICHE

Eliminare il fumo e i cibi troppo caldi e non masticare gomme (calore e abrasione aumentano il rilascio di Hg); particolare attenzione all’igiene orale (pur senza sfregamento eccessivo sulle otturazioni che ne favorirebbe l’emissione di vapori di mercurio) in quanto la flora batterica trasforma il mercurio inorganico in metil-mercurio, ancor più neurotossico; evitare altre esposizioni al mercurio (per es.: tinte per capelli, mascara, batterie, termometri, adesivi, solventi e vernici, insetticidi e pesticidi, luci al neon, manometri, farmaci quali mercurocromo e vaccini con thiomersal, soluzioni per lenti a contatto, tatuaggi, etc…); esercizio fisico e saune: la sudorazione favorisce la traspirazione e l’eliminazione dei metalli pesanti attraverso la cute; eventuale idrocolonterapia (una alla settimana durante il programma di bonifica o 24-48 ore dopo ogni rimozione) che consente una valida detossificazione.

4 – PROTEZIONE DEL PAZIENTE E DELL’OPERATORE

Apposita terapia di drenaggio omeopatico e/o omotossicologico per la “spremitura” della matrice mesenchimale, oltre che un supporto chelante ed antiossidante (specialmente Vitamina C, Vitamina E selenio, zinco) per via orale. I vari rimedi vanno testati singolarmente: la scelta verrà affidata all’esperienza dell’operatore e calibrata in base alla severità del caso clinico. La terapia drenante e di apporto supplementare va cominciata 2 settimane prima, e proseguita per 4-8 settimane dopo la rimozione. Nel caso di patologie particolarmente importanti, con sospetto o accertato riferimento alle otturazioni da rimuovere, si consiglia un’integrazione endovenosa antiossidante e di chelazione con flebo, che può essere composta da 500ml di fisiologica, vitamina C (da 5 a 30 grammi), glutatione, durante la seduta di rimozione. La Terapia Chelante in fleboclisi (EDTA) o endovena (DMPS), va comunque effettuata, con il relativo protocollo, previa valutazione dei parametri clinici e biochimici e successiva misurazione dei valori escretori di mercurio e degli altri metalli pesanti (mineralogranna e test di chelazione).

5 – TUTELA MECCANICA DELL’OPERATORE

Abbigliamento possibilmente monouso, copricapo, occhiali e, soprattutto, l’utilizzo di maschera semifacciale munita di filtri specifici per i vapori di mercurio

6 – TUTELA MECCANICA DEL PAZIENTE

Copricapo, uso della diga di gomma (gli elastomeri sono più impermeabili del lattice) e della c.d. diga liquida per sigillare le aree intorno al dente: il foglio elastomerico, già bloccato sul dente da trattare, va inserito sul sistema ad anello, altamente aspirante, posizionato intorno alla bocca del paziente (Merc-Off); intubazione endonasale di aria pura (in bombola o da circuito centralizzato) oppure ossigeno nei casi in cui necessiti; protezione degli occhi con occhiali o pezze umide

7 – PROTEZIONE DELL’AMBIENTE

Sarebbe utile mantenere nello studio in cui si effettua la rimozione un’elevata umidità relativa e una temperatura sotto i 20,5 °C, livello sopra il quale comincia la vaporizzazione del mercurio), così da non accentuare un fenomeno che già è presente alla temperatura corporea. La stanza avrà le finestre aperte; qualche autore consiglia grosse ventole a soffitto (che garantiscono un ricambio d’aria da 2000 a 4000 m3/ora) ed aspirazione a pavimento. Sarebbe comunque utile una periodica valutazione dell’ambiente di lavoro, tramite un misuratore di mercurio nell’aria. Per la tutela dell’ambiente esterno è indispensabile l’utilizzo di un separatore di amalgama, sul riunito o a valle di tutti i riuniti, che trattenga gli eventuali residui aspirati senza che vengano immessi nella rete fognaria.

8 – PERIODICITA’ DELL’INTERVENTO

Le rimozioni vanno effettuate una ogni 4-6 settimane in quanto tale intervallo di tempo è quello necessario affinché la concentrazione di Hg nella saliva e nelle feci torni a valori almeno uguali a quelli precedenti alla rimozione stessa, sempre nell’ipotesi, improbabile, di una “contaminazione” determinata dall’atto di rimozione. Variazioni di questi tempi possono essere determinate in base all’assoluta assenza di sintomatologia da parte del paziente (anche dopo il test rappresentato dalla prima, cauta, rimozione dell’amalgama) e dalla semplicità dell’intervento: se non c’è contatto alcuno con l’amalgama si potrebbe procedere con la rimozione multipla nella stessa seduta (in particolare se viene eseguito il trattamento infusionale perioperatorio)

9 – TECNICA OPERATIVA

Garantire, associato al sistema aspirante periorale (Merc-Off), la più efficace aspirazione endorale ad alta velocità, con una cannula a bocca larga su un terminale e, quando tecnicamente possibile, con un aspiratore pericoronale (clean-up) al posto dell’aspirasaliva, sull’altro terminale. La rimozione va effettuata con un moltiplicatore ad anello rosso (alta torque e basso regime rotatorio), con abbondante irrigazione fredda e con l’uso di una fresa a fessura sottilissima al carbonio di tungsteno che permetta il taglio sia dello smalto che dell’amalgama con eguale efficacia ed in tempi velocissimi. Tale fresa consente di non scaldare e nebulizzare l’amalgama nel caso fosse necessario venirne a contatto. L’atto demolitivo va effettuato cercando di “sgusciare” l’otturazione, tagliando lo smalto intorno ad essa, creando quasi un piano di clivaggio che ne permetta l’enucleazione senza fatica. Chiaramente è necessario sacrificare una parte di smalto e di dentina, nella convinzione che ciò sia il male minore: è preferibile toccare il meno possibile l’amalgama soprattutto nei casi di gravi patologie, nelle quali anche un ulteriore minimo rilascio di mercurio potrebbe essere molto dannoso. A questi livelli si deve intendere l’odontoiatria in termini tossicologici e non solo conservativi ed estetici. Si tratta di anticipare la preparazione “svasata” e conica che sarebbe in ogni caso necessaria per un intarsio o una otturazione in composito, eliminando il sottosquadro che invece caratterizzava la precedente preparazione per l’otturazione in amalgama. A questo punto si procede all’asportazione del blocco in toto, se possibile, o frammentato in grandi porzioni qualora sia stato necessario dividere, per opportunità clinica, l’otturazione stessa. Tale asportazione va eseguita con mini-leve dedicate o con un escavatore (di calibro variabile in base alla possibilità di inserimento) con il quale viene effettuata una ragionevole, prudente, azione di leva. Se la situazione lo richiede può essere utilizzato un estrattore per corone con il quale si “picchietta” delicatamente sul blocco da rimuovere dopo aver creato lo spazio necessario per l’inserimento dello strumento; allo stesso modo può essere utilizzato un martelletto pneumatico che permetta di “scalzare”, senza danneggiare la struttura dentale, la vecchia otturazione dalla sua sede. Sia che venga aspirato nel raccoglitore d’amalgama, sia che venga immediatamente recuperato, il vecchio manufatto andrà smaltito come rifiuto tossico-nocivo. Dopo aver ripulito con attenzione la cavità, si apporrà l’otturazione provvisoria (preferibilmente all’ossifosfato o compositi resinosi neutri), affinché eventuali detriti residuali non vengano intrappolati dall’immediata ricostruzione del dente. Se le condizioni cliniche lo consentono, in questa fase si può ultimare la preparazione e rilevare immediatamente le impronte per la preparazione degli intarsi. Questi ultimi dovranno essere eseguiti in materiali (ceramica o composito) bio-compatibili. La chiusura del dente avverrà in una successiva seduta con materiale, testato idoneo. E’ meglio non chiudere immediatamente con compositi per evitare anche il minimo insulto ad un sistema immunitario già ferito.

Caratteristica peculiare del nostro sistema di rimozione, è l’inversione frequenziale della prima otturazione in amalgama rimossa, attraverso apparecchiatura di biorisonanza (Bicom optima) ;

ciò consente di effettuare una sorta di “chelazione”, biologicamente molto ben tollerata (attraverso chip o rimedio in gocce), per tutta la durata della terapia di rimozione.

10 – CONTROLLO

Prima, durante e dopo la rimozione, misurare il maggior numero di parametri chimico-ematici; utile la ricerca, prima e dopo la bonifica, del mercurio nelle feci e la valutazione della sua escrezione urinaria; 4-8 mcg di mercurio nelle urine, è un indice accettabile: livelli inferiori possono suggerire l’incapacità di espulsione e quindi la persistenza di mercurio nell’organismo con conseguente “tossicità da ritenzione”; livelli superiori durante la bonifica indicano la capacità di escrezione. Se possibile, effettuare un esame con BEV (BioElettronica di Vincent) per valutare la situazione del terreno biologico, attraverso l’analisi di ph, resistività e potenziale di ossido-riduzione di saliva, urine e sangue. Tale metodica può indirizzare anche sulla effettiva opportunità, o meno, di rimuovere gli amalgami in quel dato momento ed in particolare situazione immunitaria. Il Mineralogramma (che fornisce un indizio sui livelli di escrezione o ritenzione del mercurio) ed il Test Melisa sono affidabili anche se sono possibili falsi negativi. L’uso dei sistemi di biorisonanza permette di seguire nel tempo l’intossicazione da mercurio, di testare tollerabilità ed efficacia sia della terapia che dei materiali e, inoltre, rende possibile la ricerca di eventuali altri foci orali e valutare le correnti elettrogalvaniche. Utile si è rivelato l’utilizzo della MRT(Matrix Regeneration Therapy) metodica ideata dal Dott. Bodo Kohler, basata sulla “spremitura” della matrice mesenchimale.

Il tutto in associazione a terapia omotossicologica di supporto.

Fondamentale è l’integrazione con oligoelementi e/o ossiprolinati guidati dai valori emersi con il mineralogramma.

La Terapia Chelante, qualora necessaria, si rivela fondamentale, specialmente nei casi acuti e sub-acuti, sia nella disintossicazione profonda che quale challenge-test per valutare l’effettiva escrezlione dei metalli pesanti.