I Pericoli del Mercurio Odontoiatrico

Mercurio e otturazioni: il tema è ancora molto scottante e controverso. Le vecchie otturazioni dentarie erano costituite da materiali tossici e ancora si trovano nelle bocche di molti di noi. Quanto sono stabili? È vero che il rilascio quotidiano di mercurio può essere molto pericoloso per la salute? Quali accorgimenti sono necessari perché la loro rimozione non sia dannosa per i pazienti e per gli stessi odontoiatri? E i nuovi materiali sono sicuri? Si tratta di argomenti che interessano solo odontoiatri alternativi o riguardano un po’ tutti?
Abbiamo provato a sollevare il velo che spesso sembra far dimenticare queste tematiche con uno specialista che, invece, ne ha fatto il centro professionale e anche una ragione di vita.

Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la Specializzazione in Odontostomatologia, il dottor Raimondo Pische ha approfondito e tradotto nella sua pratica clinica numerosi argomenti – alcuni tenuti ai margini della medicina ufficiale – che lo hanno portato a un approccio globale alla salute. In particolare, ormai una dozzina di anni fa, ha creato l’AIOB. E proprio da qui partiamo per una chiacchierata appassionata, forse poco ortodossa, certo molto ricca di spunti di riflessione.

 

Dottor Pische, cosa si nasconde dietro la sigla AIOB?

AIOB è l’acronimo di “Accademia Internazionale di Odontoiatria Biologica”. Nasce su mia iniziativa nel 1999, in seguito all’esperienza personale di intossicazione da mercurio derivato dalle otturazioni in amalgama che utilizzavo nella mia professione e che, inconsapevolmente, avevo fatto inserire nella mia bocca nel 1986 per sostituire delle piccole otturazioni in composito fattemi circa quindici anni prima da mio padre. Genitore che, medico e specialista in Odontoiatria anch’egli, dovette interrompere poco più che sessantenne la propria professione a causa del tremore delle mani: quello che a posteriori identificai come “tremor mercurialis”.

 

Quali sono, dunque, i pericoli del mercurio?

Se è vero che il 2,5% della popolazione può sviluppare allergia al mercurio (già solo in Italia quindi 1,5 milioni di persone) altrettanto vero è che il 100% delle persone è più o meno intollerante verso quella che è (dopo il plutonio, che è però radioattivo) la sostanza più tossica, diffusa e inquinante presente in natura: l’intossicazione da mercurio non è infatti dose-dipendente e il nostro organismo non ha una soglia di tollerabilità per cui il danno, anche se nascosto, c’è sempre.

AIOB nasce appunto in seguito alle considerazioni derivate dalla certezza del pericolo rappresentato dal mercurio contenuto nell’amalgama, che è considerato sostanza pericolosa e rifiuto tossico-nocivo prima e dopo la presenza in bocca e solo in questa sede diventerebbe, incomprensibilmente, stabile e inerte.

Un’ipocrisia scientifica che sottende interessi commerciali, comodità cliniche e sottovalutazione del problema.

 

È sempre più ampiamente riconosciuta la stretta correlazione tra problematiche odontoiatriche e sistemiche. È di questo che si tratta?

La proposizione di AIOB è quella di un approccio “olistico” dell’odontoiatria, inteso quale integrazione dell’apparato stomatognatico in un sistema organico complessivo: il concetto di “odontone” della medicina biologica tedesca prevede una visione allargata del dente inteso quale complesso funzionale che comprende sia la parte anatomica e fisiologica normalmente considerate, sia le correlazioni energetiche, piuttosto che i rapporti dente-organo, dente-apparato e dente-muscoli, inseriti in una “mappa” complessa di circuiti in cui il dente è una sorta di fusibile la cui compromissione determina problematiche a distanza.

 

Parliamo della B di AIOB: cos’è l’odontoiatria biologica?

L’impostazione “biologica” di AIOB è da intendersi nell’interpretazione etimologica del termine: “rispetto della vita” significa attenzione alle procedure che dovrebbero essere sempre fondate sulla micro-invasività; significa anche, allorché possibile, la proposizione di terapie “naturali”, siano esse omeopatiche, omotossicologiche o fitoterapiche, soprattutto nelle forme non acute, preferibili all’aggressività chimica dei farmaci tradizionali che restano comunque prima scelta obbligata nelle situazioni acute; approccio “biologico” è, infine, soprattutto l’attenzione posta all’utilizzo di sostanze e materiali, tralasciando per il momento il capitolo inerente le sostanze chimiche e i metalli protesici e le loro implicazioni ioniche ed elettrogalvaniche. Se sono ormai un ricordo i rimedi arsenicali utilizzati in odontoiatria, non lo sono purtroppo quelli mercuriali. Abolito il mercurio dai farmaci e dai medicamenti, bandito l’utilizzo di termometri e sfigmomanometri, resta consentito l’utilizzo clinico in odontoiatria della sostanza più neurotossica, a pochi centimetri dal cervello, organo il più sensibile al mercurio, proprio per la lipofolia di quest’ultimo e il suo tropismo elettivo verso il sistema nervoso.

 

Come mai è diffusa l’idea che il mercurio nelle otturazioni sia sostanzialmente stabile e non pericoloso?

La negazione della problematica tossicologica del mercurio odontoiatrico è legata fondamentalmente ad un errato approccio metodologico. Infatti l’assunto è: “anche chi ha numerose otturazioni in amalgama non presenta livelli significativi di mercurio nel sangue e nelle urine”; ciò è assolutamente veritiero in quanto il mercurio che evapora dalle otturazioni in amalgama (e che viene assorbito per l’80% attraverso il sangue del circolo polmonare) è in forma metallica non ionizzata, cioè HgO. In questo stato di vapore la sua diffusibilità è altissima, (così come la sua lipofilia che spiega i danni nervosi). Il passaggio alla forma ionica avviene non nel sangue ma all’interno delle cellule dalle quali è poi difficilissimo ottenere il dissequestro. La quasi totalità del mercurio si deposita nei tessuti nell’arco di minuti e solo il metilmercurio (forma organica presente soprattutto nei pesci) ha un’emivita di circa quindici giorni.

Anche la mancata escrezione nelle urine è indice diagnostico e prognostico negativo perché dimostra l’accumulo tissutale. Quest’ultimo viene evidenziato solo attraverso la mobilizzazione del mercurio con sostanze chelanti (EDTA, DMPS, DMSA) che, sole, sono in grado di rendere misurabile il mercurio nel sangue nelle urine poco dopo la loro somministrazione.

 

Ma il problema non riguarda soltanto le vecchie otturazioni?

L’amalgama è un presidio medico ancora utilizzato seppur il decreto ministeriale del 2001 ne limiti l’applicazione nei bambini sotto i sei anni (qualcuno deve spiegare la logica che sostiene l’innocuità del mercurio nel bambino di sei anni e un giorno …), nelle donne in gravidanza (nelle quali è consentita però la trapanazione di un amalgama già esistente magari per una cura canalare … o la limatura di un moncone protesico in amalgama!) e nei nefropatici (fegato, intestino, cervello e polmoni?): un modo ipocrita di affermare la tossicità del materiale ma senza avere la forza di impedirne l’uso assoluto.

 

La questione, non riguarda solo i pazienti, vero?

Degli operatori odontoiatrici ci si dimentica spesso, ma sono i primi veri pazienti della tossicosi mercuriale.

L’utilizzo dell’amalgama (sia per motivi culturali ed estetici e, immodestamente, per la consapevolezza derivata dopo il I Congresso Mondiale di Odontoiatria Biologica da me organizzato nel 2003 e di cui invito a scaricare gli atti presenti nel sito www.aiob.it) si è molto ridotto, ma il pericolo maggiore è rappresentato dalle manovre effettuate sulle otturazioni presenti e dalla loro rimozione non protetta. Quest’ultima è una manovra molto delicata che prevede una trattazione a sé soprattutto per le complesse implicazioni tossicologiche oltre che per la tecnica operativa. Tecnica che deve prevedere anche la tutela dell’odontoiatra (e dell’assistente alla poltrona), figura la più esposta cronicamente ai vapori di mercurio, la cui tossicità è evidenziata dalla corposa bibliografia (nel sito di AIOB sono riportati circa 5000 lavori scientifici sulla tossicologia del mercurio odontoiatrico).

Tutela e attenzione che vanno quindi rivolte non solo ai pazienti ma anche al personale di studio, anche per evitare le problematiche derivate dai diritti sindacali e dagli obblighi sulla sicurezza del posto di lavoro.

 

Il mercurio ha anche implicazioni ambientali. Quali?

La tutela dell’ambiente è un altro aspetto di grande importanza per quanto riguarda il mercurio odontoiatrico: nelle acque reflue europee ne vengono immesse centinaia di tonnellate all’anno. La legislazione si limita a imporre i separatori d’amalgama senza però verificare poi l’effettiva installazione negli studi odontoiatrici; impone la raccolta “protetta” dei residui d’amalgama (e ancora si deve capire come fa a diventare rifiuto tossico-nocivo subito dopo che viene tolto dalla bocca…) ma la tracciabilità e lo smaltimento restano ancora un fatto da chiarire.

 

Uno sguardo a ciò che accade all’estero.

Proprio in questi giorni, dal 24 al 29 gennaio 2011, si tiene a Tokio la seconda Conferenza Mondiale sulla messa al bando globale del mercurio. Vi parteciperanno anche le organizzazioni non governative (www.unep.org) fra cui alcune associazioni internazionali che – come AIOB – trattano le problematiche inerenti il mercurio odontoiatrico. Ecco i loro siti Internet:

http://www.zeromercury.org/

http://www.mercuriados.org/

http://www.non-au-mercure-dentaire.org/

http://www.toxicteeth.org/

http://www.toxcenter.de/