Rimozione protetta delle otturazioni in amalgama

L’intossicazione mercuriale cronica o micromercurialismo (i cui sintomi più frequenti sono irritabilità, eretismo, instabilità dell’umore, perdita di memoria spec. a breve termine, ridotta capacità di concentrazione, melanconia, depressione, ideazioni suicidarie, euforia-disforia, stanchezza fisica e mentale, alterazioni del sensorio, tremori, psicoastenia) non è confinata solamente ai portatori di restauri odontoiatrici in amalgama, ma coinvolge anche gli operatori del settore: odontoiatri e personale ausiliario (nelle assistenti si è documentata una maggior incidenza di aborti spontanei dell’11% ed un calo della fertilità del 32%). Nel valutare il mercurialismo va posta particolare attenzione anche alla c.d. “sindrome-paradosso”: la ricerca negativa di mercurio nel sangue o nelle urine può significare carente capacità di escrezione da parte dell’organismo e quindi l’intossicazione sarà destinata ad un peggioramento sintomatologico, determinato dal sequestro tessutale del mercurio stesso.

La terapia del mercurialismo presenta vari aspetti: può essere allopatica per la cura dei sintomi, omeopatica e omotossicologica quando impiega drenanti e rimedi, fisica quando si interviene sullo stile di vita, nutrizionale quando agisce sull’alimentazione e sull’integrazione, antiossidante se impiega minerali e vitamine, chelante (con EDTA, DMPS, DMSA); una nuova frontiera, inoltre, si apre con la fitoterapia chelatrice.Il presidio terapeutico più importante rimane comunque la corretta rimozione delle otturazioni in amalgama.

La rimozione protetta degli amalgami dentari rappresenta il presidio terapeutico più importante nel micromercurialismo e ha le seguenti indicazioni:

  1. necessità cliniche odontoiatriche (infiltrazione o frattura delle otturazioni, ritrattamento canalare di un dente o preparazione protesica di un moncone ricostruito con amalgama, patologie locali quali per es. il lichenplanus);
  2. necessità cliniche di ordine generale (intolleranze, allergie, intossicazioni), correlazione con patologie cronico-degenerative, del SNC in particolare, o con la malattia da “sensibilità chimica multipla” (MSC);
  3. motivazioni estetiche;
  4. richiesta sostenuta dall’informazione scientifica consapevole, da parte dei pazienti, sulle potenziali problematiche derivate dalla presenza degli amalgami.

E’ necessario tener presente che non è tollerabile nessun livello-soglia di mercurio nell’organismo, anche se i sintomi non sono palesi, e che “l’amalgama non risulta essere stata sottoposta a test di biocompatibilità perché già esistente sul mercato antecedentemente al 1984 e non risulta omologata secondo gli standard ANSI ed ISO obbligatori per i materiali impiegati in Medicina”.Già questa affermazione ufficializzata al 1° Congresso Mondiale di A.I.O.B. sarebbe sufficiente ad invalidare l’utilizzo dell’amalgama e la sua permanenza nel cavo orale, a prescindere dalle disquisizioni tossicologiche, concettuali o filosofiche riguardo all’argomento.La problematica vera riguarda le pratiche di rimozione, riconosciuta quale momento più critico nella potenziale intossicazione da mercurio che può, in base alle modalità di rimozione, da cronica diventare sub-acuta.

In un momento in cui le controversie medico-legali stanno diventando sempre più frequenti e si stanno raffinando i sistemi di rilevazione per la ricerca di sostanze, tossici e materiali inquinanti, e i metodi di indagine sempre più sofisticati per la valutazione dei loro effetti sull’organismo umano, è d’obbligo una maggior attenzione del medico, e dell’odontoiatra in particolare, rispetto ai potenziali danni iatogeni dei materiali utilizzati, sia a carico dei pazienti che degli operatori sanitari, assistenti alla poltrona in particolare, spettatrici spesso inconsapevoli di manovre altamente pericolose dal punto di vista tossicologico.

Per quanto riguarda la rimozione degli amalgami, particolare cautela va usata con i pazienti portatori di patologie da intossicazione cronica e con le pazienti in gravidanza: in questi casi è opportuno preferire, ad una rimozione invasiva e non sicura di grossi restauri in denti molto compromessi anche endodonticamente, l’estrazione del dente.

La rimozione corretta di un amalgama può comportare un certo sacrificio di smalto e dentina, che è comunque preferibile all’aggressione diretta dell’amalgama che potrebbe provocare una liberazione massiva di vapori di mercurio: da questo potenziale pericolo vanno protetti sia il paziente che gli operatori.Va ricordato comunque che l’amalgama può essere materialmente rimossa, ma il mercurio non può essere eliminato dall’organismo, se non in tempi lunghi in quanto in esso sequestrato.

È utile avvalersi di particolari ausilii diagnostico-terapeutici prima di procedere con la rimozione: ad esempio un elettrogalvanometro è senz’altro utile per stabilire, attraverso la valutazione delle cariche elettriche, il grado di corrosione delle otturazioni; il Vegatest o l’EAV (Elettroagopuntura di Voll) possono fornire utili indicazioni alla rimozione; lo screening clinico e tossicologico è necessario nel sospetto di intossicazione mercuriale.

Il sistema adottato per l’esecuzione materiale della rimozione protetta degli amalgami, è un aspiratore periorale ad alta portata: apparecchiatura dotata di un sistema d’aspirazione a due canali con separatore di amalgama collegato, possibilità di immettere aria e/o ossigeno autonomamente per i tre soggetti interessati (odontoiatra, assistente, paziente) e aspirare contemporaneamente anche i vapori, mediante un arco porta-diga, modificato per essere anche aspirante.

Dott. Raimondo Pische Specialista in Odontostomatologia – Presidente AIOB, – Chioggia – Ve

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